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Ma che c'entra l'i-pod con il Padre nostro?

di Marco Sammicheli

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10 settembre 2009

Statue della Madonna luminescenti, distributori automatici di prodotti religiosi e santini, un’acquasantiera elettronica che eroga acqua benedetta grazie a una fotocellula, ostie per celiaci, immagini sacre profumate. Sono finiti i tempi in cui esistevano solo le medagliette ricordo dei papi vendute in piazza San Pietro o dai commercianti di via dei Cestari a Roma, strada nota per la concentrazione di negozi di arredi, vesti e suppellettili sacre. La modernità ha portato con sé una rivoluzione anche negli oggetti legati alla religione, alla liturgia, alla devozione. Internet e la comunicazione multimediale, la grafica, la moda e il design hanno negli ultimi anni cambiato il volto a un mercato tradizionalmente forte: il sacro rimane un bacino al quale attingere con sicurezza. I suoi simboli bastano a garantire ritorni commerciali e mediatici.

Gli esiti dell’incontro tra sacro e modernità sono molteplici. Innovativi, anche. Ma per la maggioranza dei casi infelici o, per non essere troppo severi, immaturi. L’ambito dell’oggettistica devozionale è caleidoscopico per proposte e strabico per visioni. Qui si annida un gusto davvero discutibile. È un territorio di spinta contaminazione. Iconografica prima, culturale poi: è la tradizione religiosa che si adatta alla quotidianità. Il ventaglio della sua offerta merceologica si è dispiegato a Vicenza, lo scorso aprile, durante una delle fiere internazionali più importanti del settore: Koinè, appuntamento biennale in crescita costante, che ha festeggiato i suoi primi vent’anni inaugurando un’intera sezione dedicata al merchandising.

Curiosando tra gli stand si può trovare il Crossplayer, il nipote dell’iBelieve: un semplice iPod incastonato in una ministruttura a forma di croce da mettere al collo. Rilanciato dai blogger di mezzo mondo e messo in mostra alla Design week di Berlino del 2006 inizialmente non fu commercializzato. Era una provocazione: la trasposizione del feticismo Apple
alla devozione cristiana. Due anni più tardi l’intuizione diventò un lettore mp3 a forma di croce prodotto industrialmente. Cosa vieta di avere accanto alle canzoni del cuore i podcast di radio religiose o i file di una guida vocale per la recita delle preghiere?

Tra gli ultimi arrivati nel catalogo degli eccessi dell’oggettistica religiosa c’è un leggio con touch-screen e pulsantiera a forma di grande libro. Pronto a sostituire il Messale e il suo supporto in un colpo solo, ricorda certi avamposti informativi che si trovano nei musei. Il risultato è goffo e non così innovativo da far rimpiangere il rudimentale leggio, che invece rimane un insostituibile, classico e sobrio elemento d’arredo. Il kit dell’estrema unzione, una valigetta con crocifisso, stola, ampolla d’acqua benedetta, aspersorio e olio del crisma, rimane invece un classico. Funzionale e sempre richiesto.

Accanto alle contaminazioni nazional-popolari tra merchandising e sacro c’è tuttavia una dimensione nobile del settore che nel corso degli anni ha visto la collaborazione di designer e architetti. Un episodio emblematico, a metà degli anni Novanta, ha per protagonisti un noto architetto, John Pawson, esponente della corrente minimalista, un famoso stilista americano, Calvin Klein, ed Elisabetta Bianchetti, designer e titolare di una storica manifattura milanese specializzata in abiti religiosi. Pawson riceve la commissione di costruire un monastero a Novy Dvur in Repubblica Ceca. Nel portare a compimento l’opera si avvale della consulenza dello stilista americano per realizzare il corredo tessile e gli abiti rituali. Klein a sua volta ricorre all’assistenza tecnica dei Bianchetti, autorità in materia. Il risultato è un lavoro che riesce a farsi interprete tanto della tradizione quanto dell’evoluzione di un linguaggio estetico che deve fare i conti con l’eternità.


All’ultimo Salone del mobile di Milano i designer ungheresi Maurer Klimes e Péter Kucsera hanno presentato per Ivanka una tomba in cemento con una superficie sagomata a figura umana per raccogliere l’acqua piovana: uno specchio d’acqua malinconico e accogliente. È probabile che se i trend setter del settore avranno adocchiato questo progetto lo rivedremo la prossima primavera al Tanexpo, esposizione internazionale d’arte funeraria e cimiteriale che si tiene a Bologna ogni due anni. Anche in questo caso il pretesto, la tomba, diventa motivo di riflessione progettuale innovativa. In Veneto, il distretto del mobile da sempre guarda con attenzione al settore degli arredi sacri. Non a caso qui operano alcuni dei maggiori produttori di banchi, confessionali, inginocchiatoi. Genuflex e Caloi, entrambe nel trevigiano, non solo sono aziende leader in Italia nel loro campo, ma vantano anche collaborazioni con alcuni tra i più grandi architetti. Genuflex ha in catalogo gli arredi disegnati da Renzo Piano per il santuario dedicato a padre Pio a San Giovanni Rotondo (Foggia), che pure porta la sua firma. Mario Botta ha invece progettato l’arredo per la nuova chiesa del Santo Volto a Torino. Da parte sua Caloi, che ha in curriculum collaborazioni storiche come quella con Gio Ponti per la cattedrale di Taranto, può contare sulla creatività di Piero Sartogo eAimaro Isola.

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10 settembre 2009
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